Dopo 3 secoli di diffidenze e persecuzioni, Roma adotta il cristianesimo come religione dell’impero e ne sancisce la diffusione universale su tutto il pianeta. Le basi della diffusione sono gettate dall’imperatore Filippo L’arabo nel 244 d.C. e portata a termine da Costantino nel 325 d.C.
Questa parte per vastità storica degli eventi è necessariamente sintetica al massimo e suddivisa in diversi paragrafi
Introduzione
L’impero romano inizialmente perseguitò i cristiani in derivazione di un fattore storico molto importante per la sua classe dirigente. I cristiani erano considerati una setta eversiva dell’ebraismo (fatto ampiamente trattato nelle pagine precedenti), combattuta ufficialmente dallo stesso stato ebraico. Viceversa il culto ebraico a Roma era tollerato, (anche se esistevano aree di conflitto come il pagamento dei tributi a Cesare), in quanto Roma riconosceva la nazione con capitale Gerusalemme.
Gli ebrei a Roma erano esentati dal culto ufficiale dell’impero e potevano svolgere le loro funzioni religiose autonomamente senza incorrere in sanzioni. I cristiani al contrario erano mal visti in quanto rappresentavano una minaccia al culto delle divinità che avrebbero dovuto proteggere in cambio dei sacrifici, il popolo e i cesari nelle faccende di governo dell’impero.

Lo storico inglese Gibbon, in accordo agli atti della tradizione scritta da Svetonio e Dione Cassio riporta nei suoi scritti (Storia del declino e della caduta dell’impero romano), che l’imperatore Claudio cacciò da Roma alcuni ebrei cristiani in quanto considerati pericolosi. Tuttavia è con Nerone che i cristiani subiscono una vera e propria persecuzione che sortì l’effetto contrario ai desideri imperiali in quanto nonostante le persecuzioni il cristianesimo continuava a fare adepti in tutto l’impero e tra la popolazione della stessa Roma. Persecuzione che l’imperatore Vespasiano continuò inutilmente.
Già ai tempi di Vespasiano stavano maturando eventi che in pochi decenni capovolsero la situazione ed i cristiani tra il 308 e il 313 d.C., da perseguitati divennero ammirati e stimati in tutto l’impero.
Nei prossimi paragrafi apriremo alcuni squarci sugli eventi che cambiarono l’impero romano e fecero nascere il cristianesimo della chiesa universale, quella cattolica
Filippo l’arabo, imperatore dal 244 al 249
Il primo imperatore romano a convertirsi al cristianesimo fu Filippo l’arabo, imperatore dal 244 al 249 d. C. Anche se questo è un fatto poco sottolineato e quasi ignorato, Filippo è stato il primo cristiano a reggere lo Stato imperiale di Roma: Filippo fu cristiano, ma per ragione di stato, governò l’impero in nome del carisma tradizionale, di “Roma eterna e pagana”. La sua professione di fede rimase rigorosamente confinata all’ambito del privato e quando si trattava della solennità o della salvezza dello Stato, in una sola parola dell’amministrazione e delle istituzioni, il cristiano Filippo faceva riferimento agli dei e ai valori tradizionali. Questa conversione quindi non toccava la ragion di stato ma solo la vita privata dell’imperatore. Ovviamente siamo di fronte a una conversione di fede parziale che non cambia lo stile di governo dell’imperatore di Roma, ma era pur sempre un inizio.


L’editto di Serdica: la tolleranza verso i cristiani dell’Augusto Galerio 311 d.C.
La situazione dei cristiani nell’Impero cambia sensibilmente quando Galerio, nell’aprile del 311, emana un editto che rende possibile ai cristiani l’esercizio della loro religione. Galerio muore subito dopo, nel maggio dello stesso anno, ma l’editto sopravvive e viene attuato39.
L’editto40 è promulgato probabilmente a Serdica e pubblicato il 30 aprile a Nicomedia, la sua città di residenza, e in quello stesso periodo anche in altre città. Il testo latino dell’editto ci è stato tramandato da Lattanzio42. Probabilmente lo scrittore usa la pubblicazione di Nicomedia come testo di riferimento, perché lo menziona espressamente.
Per l’Impero, nel suo complesso, l’editto promanato da Galerio in favore dei cristiani significa in particolare la fine delle persecuzioni e il temporaneo affermarsi, nelle diverse prefetture, di un modo sostanzialmente uniforme ed accettevole di trattare i cristiani.
Si annuncia il nuovo indirizzo politico, ricondotto alla clemenza degli imperatori: in esso si ammette la fede cristiana e si concede ai cristiani di ricostruire i propri luoghi di culto56; poi si annuncia una lettera ai governatori delle province come regolamento più dettagliato57
La vittoria di Costantino a Ponte Milvio 312
Costantino era favorevole al culto di Apollo-Sole, una specie di monoteismo: il Sol invictus (in cui il padre Costanzo credeva). La prima manifestazione autonoma di Costantino nel campo religioso (ovviamente pagano) è la visita al tempio di Apollo (308 d.C.), prima di attaccare i Franchi.
Successivamente, Costantino, secondo quanto raccolto dallo storico Eusebio di Cesarea (che era anche suo consigliere e biografo), cambia idea e la dettaglia con il racconto di una sua visione. Eusebio riporta che alla vigilia della battaglia decisiva di Ponte Milvio contro Massenzio, per prendere il potere su Roma, Costantino ha un sogno illuminante sul Cristo che gli indica “sotto questo segno vincerai” (che vedremo meglio fra qualche riga). Costantino viene molto colpito dal sogno per cui fece mettere i simboli X e P sugli scudi dei suoi soldati. Eusebio presentò il gesto come una testimonianza della fede cristiana di Costantino, in quanto X e P sarebbero l’inizio della parola Cristo scritta in greco. A questo sogno si fa risalire la presunta conversione di Costantino al cristianesimo, ma in effetti Costantino agisce come imperatore di Roma e compie il gesto più come regnante che convertito.
Costantino (306-337 d.C.) era un vero e proprio uomo di potere senza scrupoli. Salì al potere con un colpo di stato militare, poiché, essendo figlio della concubina Elena, non poteva succedere legalmente al trono del padre Costanzo, imperatore d’Occidente.
Pur di diventare unico Augusto dell’impero romano, egli eliminò utilizzando mezzi malvagi e spietati ogni possibile rivale: Massimiano, Massenzio, Massimino Daia e Licinio (nominato Augusto su proposta di Diocleziano). Probabilmente portò al suicidio lo stesso Diocleziano.
Nonostante questa lunga serie di delitti eccellenti, ai quali naturalmente occorre aggiungere quelli, molto più numerosi, commessi in quanto “imperatore”, la chiesa greca lo venera ancora oggi come “santo”, insieme alla madre Elena, e “Uguale agli Apostoli”, mentre la chiesa romana gli concederà soltanto il titolo di “Grande”, ma non quello di “santo”.
La conversione di Costantino così come trasmessa dagli storici ha i contorni dell’ambiguità nella sostanza, in quanto Egli restò sempre un uomo di potere e mai divenne un uomo di chiesa. Nella forma invece Costantino è colui attraverso il quale il cristianesimo e la chiesa Cattolica (Universale) si sono diffuse su tutto il pianeta con influenze positive per i secoli futuri.

Lo storico di Costantino narra che la notte prima della battaglia di Ponte Milvio Costantino aveva risolto con un sogno una contrapposizione inestinguibile di fede personale e politica. La soluzione era accompagnata da una forte rivelazione: Costantino, come raccontato a Eusebio, riceve in sogno la famosa rivelazione “in hoc signo vinces” (Sotto questo segno vincerai). Inoltre, lo storico Lattanzio afferma che la visione ordinò a Costantino di apporre un segno riferito a Cristo sugli scudi dei propri soldati. Nella sua versione questo è descritto come una croce latina con la parte superiore cerchiata come una P.
Il nuovo imperatore ed augusto diverrà davvero un grande per la nascente piccola comunità cristiana. È innegabile che il nuovo augusto per l’occidente, pur non rinnegando il paganesimo (rimane adoratore del Sole), sulle orme del padre, si avvicinava alla croce e al monogramma di Cristo. Suo padre infatti non aveva amato la persecuzione contro i cristiani emanata da Diocleziano e risulta anche che il figlio Costantino stesso si affrettò a revocarla per la parte dell’impero che era sotto il suo diretto controllo. In aggiunta a questo fatto a metà tra storia e tradizione costantiniana, dobbiamo evidenziare l’evento politico-sociale-religioso che cambiò la storia del cristianesimo che Costantino confeziona a Milano, subito dopo questa vittoria a Ponte Milvio.
L’editto di Milano 313 che per la brevità del testo e per la sua importanza strategica, si riporta nelle parti più salienti
Sono convenuti felicemente in Milano i due Augusti:
Costantino per l’occidente e Licinio per l’oriente
Nella felice occasione in cui io, Costantino Augusto, e io, Licinio Augusto, ci incontrammo a Milano, affrontammo insieme tutte le questioni relative al benessere e alla sicurezza pubblica.
Tra i provvedimenti che ci sembrava avrebbero giovato a più persone e che fossero da disporre per primi, ci parve esservi questo, che stabilisce a quali divinità dovesse essere tributato onore di culto, al fine di dare, tanto ai cristiani quanto a tutti, libera facoltà di seguire la religione che ciascuno voglia, sicché qualsiasi divinità risieda in cielo, essa possa essere benevola e propizia a noi e a tutti coloro che sono posti sotto la nostra autorità.
Perciò ci è sembrato con sana e retta riflessione di dover stabilire che non si debba assolutamente negare il permesso ad alcuno che si voglia dedicare alle pratiche dei cristiani o alla religione che senta a sé più congeniale, cosicché la somma divinità, alla cui venerazione ci dedichiamo con libertà di coscienza, possa manifestare in tutto il suo consueto favore e la sua benevolenza.
Per cui è opportuno che la tua devozione sappia che ci è piaciuto di eliminare del tutto le condizioni contemplate dalle norme scritte che ti erano state fornite per il tuo ufficio riguardo alla categoria dei cristiani, cancellando ciò che in precedenza appariva odioso ed estraneo alla nostra clemenza; e ora ciascuno di coloro che desiderano seguire la religione dei cristiani la possa osservare liberamente e apertamente, senza ricavarne alcuna angoscia od offesa.
E noi abbiamo ritenuto di dover comunicare alla tua sollecitudine queste cose nel modo più completo, affinché tu sappia che noi abbiamo concesso ai suddetti cristiani assoluta e completa libertà di professare la loro fede.
E sulla base del fatto che noi abbiamo concesso questo a loro, la tua devozione comprenderà che anche ai seguaci delle altre religioni e al rispettivo culto è stata accordata la piena e libera facoltà a vantaggio della pace nel nostro tempo, cosicché ciascuno abbia il diritto di praticare liberamente la religione che ha scelto. Noi abbiamo stabilito ciò perché appaia chiaro che non viene da noi sminuito alcun atto di culto e alcuna religione.
E, oltre a ciò, riguardo ai cristiani abbiamo ritenuto di dover stabilire che siano loro restituiti, gratuitamente e senza richiesta di indennizzo, senza alcun inganno né sotterfugio, quei medesimi luoghi nei quali in precedenza erano soliti radunarsi, sui quali mediante lettere al tuo ufficio erano state anche date prima d’ora determinate disposizioni, qualora tali luoghi risultino essere stati acquistati dal nostro fisco o da chiunque altro;
e anche coloro che li hanno ottenuti in dono li restituiscano quanto prima ai medesimi cristiani, sia quelli che li hanno comprati, sia quelli che li hanno ricevuti in dono. E se vorranno chiedere un qualche risarcimento alla nostra benevolenza, si rivolgano al nostro vicario, perché si provveda anche nei loro confronti grazie alla nostra generosità. Insomma bisognerà che tutti questi edifici per tua mediazione siano restituiti al più presto, senza indugio, alla comunità dei cristiani.
E poiché è noto che i medesimi cristiani non possedevano solo i luoghi in cui erano soliti radunarsi, ma anche altri di proprietà non di singoli, ma della loro comunità e cioè delle loro chiese, ordinerai che tutti questi luoghi, secondo la legge sopra esposta, vengano restituiti, senza alcun sotterfugio né opposizione ai medesimi cristiani, cioè alla loro comunità e ai loro gruppi locali, seguendo ovviamente il medesimo criterio sopra menzionato, e cioè che quelli che restituiscono gratuitamente tali luoghi possano sperare in un indennizzo dalla nostra benevolenza.
In tutte queste faccende dovrai esercitare a favore di detta comunità dei cristiani la mediazione più efficace possibile, affinché il nostro comando trovi il più rapido compimento, in modo tale che anche in questo si provveda alla quiete pubblica per mezzo della nostra clemenza.
In tal modo, come si diceva in precedenza, accadrà che il favore divino nei nostri confronti, di cui abbiamo fatto esperienza in circostanze così importanti, si manterrà per sempre propizio in ogni nostra prossima impresa, con felicità della popolazione.
Affinché possa giunger notizia a tutti delle prescrizioni di tale nostra benevola disposizione, sarà opportuno che tu diffonda ovunque queste norme, accompagnate da un tuo ordine, e le renda note a tutti, così che questa nostra benevola disposizione non possa restare sconosciuta.
A prescindere da cosa farà in concreto l’imperatore Costantino come cristiano, se sarà o meno un vero credente (gli storici sono scettici a riguardo) in quanto Costantino non smette mai di compiere assassini ed atti malvagi per la ragion di stato, tuttavia con grande chiarezza politica l’impero romano inizia una sua nuova era che sarà appunto quella del cristianesimo che pian piano entrerà in ogni piega dell’impero, soprattutto in conseguenza del prossimo gesto che Costantino sta per compier, che cambierà per sempre il cristianesimo e lo farà divenire nel corso dei secoli una religione con centinaia di milioni di fedeli sparsi su tutti i continenti.
Il concilio di Nicea
Al tempo di questi fatti i cristiani rappresentavano circa al 10-12% della popolazione dell’impero romano. Ma l’aggravante nefasta era che i vescovi delle diverse chiese cristiane, non credevano tutti nelle stesse dottrine, e disputavano spesso in grande conflitto tra loro. In parole semplici la chiesa cristiana nel 320 d.C. era già in una fase di chiara e palese apostasia, ovvero aveva perso il sacerdozio e il potere della rivelazione divina che Cristo aveva dato agli apostoli per il governo della chiesa e della dottrina del vangelo.

Eppure l’imperatore Costantino vedeva nel cristianesimo alte potenzialità sul modo di pensare e di agire dei suoi fedeli, in poche parole per Costantino i cristiani erano più leali ed affidabili di qualunque altro membro di fede pagana, conclusione: se voglio governare circondato da gente fidata poco incline ai colpi di stato e agguati mortali, i cristiani sono i migliori. Probabilmente fu questa la sintesi storica di Costantino.
Costantino volle sfruttare ciò come strumento per regnare. Perciò si mise a perseguire una partita delicata, cercando di mettere ordine nella confusa e contorta palude dottrinale cristiana che si era creata in seguito allo sviluppo del messaggio dell’ebreo Gesù di Nazareth alle popolazioni convertire dai suoi discepoli, popolazioni che facevano parte del vasto impero di Roma.
Nelle Chiese cristiane del 320 d. C., per quanto concerne la fondamentale dottrina sulla divinità si sentiva di tutto e il contrario di tutto, persino sul nome della chiesa i pareri erano controversi. La verità storica risiedeva nel tragico fatto che i dodici apostoli ai quali Gesù prima della sua dipartita terrena, aveva lasciato il governo della chiesa per farla espandere sino alle estremità della terra, non avevano potuto trasmettere l’autorità apostolica del sacerdozio ricevuto dal Maestro, a nessun successore. Come prima conseguenza, i vescovi delle diverse città, succeduti agli apostoli, mancando del potere spirituale di governo del sacerdozio, si erano presi la libertà di introdurre nella dottrina i loro pensieri personali, erano quindi, entrati tutti in apostasia, quella stessa deviazione dalla via maestra che negli atti degli apostoli e nelle lettere di Paolo è vigorosamente combattuta e arginata già dal 40 d.C. Mancando il governo apostolico la seduzione della filosofia iniziava a fare breccia tra i vescovi.
Nel 325 nessuna chiesa cristiana aveva una linea sacerdotale discendente da Cristo tramite gli apostoli.
Già nel 314 Costantino nel concilio di Arles (314 d, C.) che in base al presente scritto, ha una valenza minore, aveva avuto un assaggio dei dissensi teologici dei cristiani, mentre cercava di trovare un accordo con i donatisti, fanatici seguaci del vescovo di Cartagine, Donato. Nel caso il lettore desideri approfondire l’argomento può documentarsi sui fatti del concilio di Arles, che confermo, per il nostro obiettivo, essere un piccolo episodio preparatorio.

La disputa era tra Ario e Atanasio:
Per i seguaci di Ario, Cristo è figlio del Padre, è sottoposto a Lui. Essi sono due persone distinte
Per i seguaci di Atanasio Cristo é il Padre fatto uomo, quindi della stessa natura essendo la stessa persona
In effetti la dottrina più pura era quella ariana, in quanto Gesù ha sempre dichiarato di essere il figlio del Padre sottoposto alla Sua volontà. Considerato che lo scopo di questo scritto è quello di evidenziare come Roma diffuse il cristianesimo, occorre essere onesti nell’addossare alla stessa colpe non commesse. Costantino in effetti quando entra in gioco, lo fa come “convertito” e per di più con un impero sconfinato da governare, quindi si trova nel bisogno di bere l’acqua di coloro che al quel tempo possedevano il verbo. Costantino non è in grado di definire se la pura dottrina di Cristo era quella esposta dai seguaci di Ario o Atanasio.
Costantino trova la chiesa già in apostasia e non ha il potere in se di portarla alla pura origine, ma questa è un’altra storia che va approfondita a parte. A noi basta scrivere che dal punto di vista formale della dottrina, Roma trovò la chiesa già in apostasia a prescindere dalle persecuzioni e dai martiri.
I vescovi della chiesa a partire da circa il 110-130 d.C., mancando del governo del quorum dei dodici apostoli non erano riusciti a tenere fuori dalla dottrina le infiltrazioni filosofiche. La tentazione dei vescovi della chiesa, di conciliare la pura dottrina con le seducenti riflessioni della filosofia era fortissima. La scuola filosofica più famosa, quella di Atene, era in grado di porre riflessioni profondissime sulla natura di Dio. Riflessioni che in mancanza della guida divina, inevitabilmente avrebbero portato a conclusioni opposte a quelle della dottrina predicata e insegnata dal Cristo.
Faccio un solo richiamo per illustrare al lettore la drammaticità della situazione:
Per la pura dottrina del Cristo, Egli è il figlio di Dio, hanno entrambi un corpo e una dimensione ed il figlio è sottomesso a Dio Padre.
Per la filosofia di alcuni vescovi del nascente cristianesimo, Dio deve essere necessariamente infinito ed eterno, altrimenti risulta imperfetto, di conseguenza Dio non può avere un corpo, che lo renderebbe “finito”, quindi privo di un attributo della perfezione.
Pian piano i vescovi e i ferventi fedeli del cristianesimo, privi della rivelazione che governa il sacerdozio tramite i poteri del cielo, hanno sviluppato un Dio a dimensione della sensibilità filosofica, non più a dimensione divina. Cito un nome tra molti Aurelio Agostino d’Ippona meglio conosciuto come Sant’Agostino che con la sua opera ecclesiastica e di studioso ha letteralmente cambiato la dottrina del Cristo spostandola verso la filosofia, con lui Dio è solo una essenza.
Storicamente non si può addossare a Costantino questa deviazione dottrinale dal vangelo anzi Costantino risulta essere un elemento unificatore del cristianesimo, purtroppo un cristianesimo già deviato e apostata.
La questione stava spaccando in due il cattolicesimo, (nuovo nome assunto dalla chiesa cristiana), con tutto il suo corollario di scontri, ripicche, lamenti e suppliche fatte all’imperatore, che doveva di volta in volta leggere lettere e petizioni oppure concedere udienza ad una e all’altra parte.
A seguito di queste forti incombenze governative e dottrinali, Costantino, da sovrano pratico più abituato alla guerra che alla teologia, decise di convocare la più grande assemblea dei vescovi che si fosse mai vista, per risolvere in un colpo solo tutte le dispute e dare forma ad una religione che potesse entrare nell’intelaiatura istituzionale dell’impero, come era stato fatto per tutte le altre fino ad allora.
Il sovrano per l’occasione fece le cose in grande, invitando a sue spese tutti i vescovi della cristianità nella residenza imperiale di Nicea. In tutto vennero convocati oltre 1.000 prelati, ma effettivamente presenti al concilio circa 300, per la maggior parte orientali
Costantino aprì il concilio, intervenne nel dibattito e ne determinò l’andamento. Le cose andarono male sia per i seguaci di Ario, sia per quelli di Melezio e anche per i cristiani gnostici, le cui differenti visioni su Gesù Cristo (sia come natura, sia come messaggio) vennero rigettare in toto. Quando gli ariani lessero il loro credo, giusto per fare un esempio, al loro portavoce venne strappato di mano il foglio e ridotto in briciole.
Costantino era sempre presente ed interferente, voleva mettere ordine nella Chiesa sia a livello dottrinale che organizzativo, come detto prima per lui la chiesa doveva divenire la parte centrale del governo dell’impero. Ovviamente convivere anche con le altre religioni pagane
Costantino nei lavori pressava i vescovi per arrivare a risoluzioni condivise
Per prima cosa venne approvato il credo o simbolo niceno, che verrà in seguito implementato con il concetto trinitario (Padre, Figlio e Spirito Santo), dal secondo concilio ecumenico di Costantinopoli, nel 381, a questo punto la filosofia è entrata nella porta principale del cristianesimo.

In verde l’espansione dopo il concilio di Nicea
Messi fuori gioco gli ariani, il credo niceno (Il figlio è il Padre fatto uomo, essi sono la stessa persona) attaccò anche le dottrine gnostiche, che non credevano nell’incarnazione, nella morte e nella resurrezione della carne del Cristo (per loro puro spirito). Venne ribadito il fatto che Gesù si era incarnato, era morto e infine risorto.
In base a queste disposizioni dottrinali, per volere di Costantino, tutto quello che era stato deciso a Nicea diventava d’ora in poi verità assoluta in tutta la Chiesa e di riflesso chi non vi si atteneva veniva tacciato come eretico, quindi perseguibile civilmente e penalmente. Da qui discenderà il diritto canonico che per secoli genererà lotte intestine e persecuzioni. La pena per l’eresia era la scomunica, l’esilio e nel caso peggiore, ma se ci si rifiutava di abiurare le proprie false credenze, la pena era la morte.
A margine di tutto questo, a Nicea vennero discusse anche questioni di tipo amministrativo ed organizzativo della futura Chiesa istituzionale. Fu deciso che il vescovo della capitale della provincia civile aveva un titolo superiore agli altri vescovi locali, con il titolo di metropolita, mentre Roma, Alessandria e Gerusalemme e in seguito anche Costantinopoli e Antiochia, avevano dei vescovi con una giurisdizione speciale, superiore ai metropoliti stessi.
Il concilio mise ordine anche nelle festività da celebrare, ottimizzando in alcuni casi le ricorrenze cristiane con quelle pagane.
Il Concilio si concluse con manifestazione solenne il 25 luglio del 325, giorno del ventesimo anniversario di regno dell’imperatore Costantino, che nell’orazione finale ribadì la proibizione delle dispute cristologiche, approvò la datazione della Pasqua cristiana e proclamò trionfante la raggiunta nuova unità fraterna di tutta la Chiesa.
Costantino fece di tutto per sviluppare il cristianesimo, riconoscendo come imperatore la forte base ideologica manifestata da tutti i suoi fedeli. I cristiani avevano un rigore morale che il sovrano aveva imparato ad apprezzare, la conseguenza fu che Costantino fece dalla chiesa cristiana il pilastro dell’impero che pian piano soppiantò la religione pagana. Il gioco di equilibri tra paganesimo e cristianesimo fu una scommessa vinta da Costantino che per tutta la vita rimase ambiguo dal punto di vista spirituale (pochi storici lo reputano un cristiano credente, salvo che in punto di morte), Egli esercitò la sua influenza nell’impero e nella chiesa per se stesso, in modo positivo e determinante, il personale carisma e il potere assoluto, guadagnato con il pugno di ferro delle sue armate era privo della genuina cristianità che tanto apprezzava.
L’impero di Roma quindi lega il suo destino al cristianesimo che da quel momento riempirà tutte le pagine della storia sino alla caduta dell’impero stesso nel 456. Tuttavia quando l’impero romano di occidente cadrà, la forza dirompente delle leggi del suo “Diritto” a la bellezza spirituale del cristianesimo, conquisteranno i conquistatori ed il cristianesimo, seppure dal 200 d.C. apostata, si diffonderà ancora per coprire tutti i continenti e portare il nome di Cristo a milioni di persone.
Dopo Costantino si verificheranno molti altri fatti, uno più complicato dell’altro, tuttavia tirando una linea di sintesi storica, si può scrivere senza tema di essere smentiti, che dal punto di vista sostanziale, l’azione di Costantino e di Roma fu strategica per la diffusione del cristianesimo, seppure edulcorato, su tutto il pianeta.